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Viviamo in una realtà piena di contraddizioni. Oltre alla «fine della storia» ci è toccata anche la «fine della geografia»: il pianeta è diventato piatto e stereotipato. Eppure nel simulacro dell'esotico inseguiamo ancora la lontananza e i viaggi continuano a prometterci l'avventura. La globalizzazione ha appiattito differenze etniche e culturali, ma ogni giorno assistiamo al riemergere di nuove spinte nazionalistiche e tribali. Siamo succubi dei miti dell'istantaneità e dell'iperconnessione, i social e i blog hanno inaugurato una nuova stagione di egualitarismo a oltranza. Ma, senza che ce ne rendiamo conto, la facilità della tecnologia e l'accessibilità delle informazioni stanno modificando la vecchia idea di conoscenza, fondata sull'autorevolezza, sulla lentezza e sulla fatica dello scavo personale. Creiamo comunità virtuali per sentirci più vicini, eppure, quando dalle periferie del pianeta giungono fra noi persone cariche delle loro sofferenze, ci ritraiamo spaventati ed erigiamo muri, reali o simbolici che siano. La lontananza e la vicinanza costituiscono la sistole e la diastole di questa indagine appassionante di Franco Brevini alla scoperta del «sentimento dell'altro». Indagine in cui l'autore sviluppa una sorta di telemetria sociale e culturale ad ampio spettro, attingendo a una cassetta degli attrezzi interdisciplinare, che spazia dalla letteratura all'antropologia, dalla sociologia alla psicologia, fino alle nuove scienze maturate intorno al mondo digitale. In fondo a questo itinerario c'è la riscoperta del corpo, che può diventare antidoto ai processi di smaterializzazione, di crescente astrattezza, di anestesia dei sensi, che hanno investito la nostra vita quotidiana, ipotecando i rapporti con le persone, alterando la nostra percezione del tempo e inibendo l'esperienza dei grandi spazi del pianeta.